Recuvery Fund e Superbonus sono due grosse finestre finalmente spalancate su tematiche e situazioni di cui si parla da anni. Solo adesso, però, vi ci si sta ponendo la giusta attenzione. Meglio tardi, che mai.
“Combattere il cambiamento climatico” sembra essere nella lista degli obiettivi di aziende e privati. Ciò grazie anche alle misure a sostegno di imprenditori e cittadini per interventi di efficienza energetica.
Un’altra tematica da approfondire, e per la quale sembra muoversi finalmente qualcosa, è la decarbonizzazione, processo tendenziale della riduzione del rapporto carbonio-idrogeno nelle fonti di energia.
Un po’ grazie agli aiuti dall’alto (e quindi dall’UE) e un po’ singolarmente, ogni Paese sta attuando sempre più politiche per la riduzione delle emissioni di CO2. Inoltre, risultano già avviate le conversioni di attività che producono CO2 in attività che non ne producono affatto o ne producono di meno.
Ad esempio, la conversione di centrali elettriche a carbone in centrali che utilizzano fonti rinnovabili per la produzione di energia.
Parlare di decarbonizzazione, oggi, è fondamentale; è il primo passo per orientare tutti quelli successivi verso il traguardo a cui aspiriamo da anni: la transizione energetica.
Oltre alle PMI, anche i privati ora possono fare la loro parte in questo processo. Nello specifico, le sempre più affermate e presenti comunità energetiche sul territorio nazionale possono giocare un ruolo importante nel processo della decarbonizzazione. Ciò comporterebbe benefici in primis all’ambiente e in secondo luogo all’economia e all’occupazione.
Elemens per Legambiente ha studiato i dati oggetto di ricerca
Da questi emerge la possibilità di ottenere opportunità e benefici proprio grazie alla realizzazione delle comunità energetiche.
Secondo lo studio di Elemens, le comunità energetiche, di questo passo, riusciranno a coprire una capacità rinnovabile di 17,2 GW già entro il 2030.
È raggiungendo questo risultato che sarà possibile un incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili di circa 22,8 TWh. Ciò sta a significare circa il 30% di incremento di energia verde, obiettivo previsto a livello europeo dal PNIEC.
Parliamo quindi di una riduzione di 47,1 mln di tonnellate di CO2, in Italia; in termini di investimenti, parliamo di una stima pari a 13,4mld di € nel periodo 2021-2030 ed un valore contabile di 2,2 mld di € per le imprese italiane attive lungo la filiera delle rinnovabili.
Dove stiamo andando
Il progetto “comunità energetiche” è stato accolto appieno dal Paese, che già con l’approvazione del decreto Milleproroghe 2020 ha introdotto le nuove forme di autoconsumo prima della deadline fissata dall’UE, dando la possibilità al nostro territorio di sperimentare le prime comunità energetiche.
L’attuale sperimentazione però prevedrebbe comunque dei limiti che ci auguriamo vengano superati ampiamente nel breve termine. Ad oggi, è infatti possibile installare tecnologie a fonti rinnovabili per un totale di 200 kW per comunità energetica.
Ci prepariamo a recepire il via libera ufficiale, privo di limiti, alla realizzazione delle comunità energetiche nel nostro Paese: ciò aprirebbe uno scenario green e innovativo in cui le rinnovabili figurerebbero come protagoniste; sarà più semplice così riscontrare i risultati che progetti integrati di efficienza energetica portano all’intera comunità sotto forma di benefici economici ed ambientali.
È quindi con tali benefici, oltre a quelli fiscali e occupazionali, che sembra essersi finalmente designata la strada da percorrere con ville, condomini, centri commerciali, distretti industriali e aree agricole in testa, a guidare le comunità energetiche.
Perché ciò sia realizzabile è necessario accelerare le dinamiche governative che entro Giugno 2021, dovranno recepire le direttive europee per la condivisione e l’autoproduzione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili.