Uno degli obiettivi da raggiungere, a fronte dei grossi cambiamenti climatici, che negli ultimi anni vede riunire gli sforzi della maggior parte degli Stati più potenti e quindi anche i più energivori della Terra, è quello di promuovere in maniera massiccia energia elettrica da fonti rinnovabili.
Già dagli inizi del 1980 il ricorso alle energie rinnovabili (solare, eolico, idroelettrico, biomasse) cominciava ad essere visto come una possibile soluzione al problema energetico e ambientale.
L’Italia all’interno del contesto Europeo è uno dei maggiori produttori di energia elettrica da fonte fotovoltaica, infatti al momento si contano quasi 700.000 impianti per una potenza pari a 20 GW e una produzione di energia che supera i 25 TWh. Questa diffusione così forte del fotovoltaico in Italia è dovuta soprattutto all’aver riconosciuto, attraverso delle direttive europee, incentivi per la produzione di energia elettrica da fonte solare (Conto Energia). Tali direttive riconoscevano una specifica tariffa incentivante per ogni kWh prodotto, di durata tale da garantire una remunerazione dei costi di investimento e di esercizio. Un sistema rivolto a chiunque intendesse far diventare l’installazione del proprio impianto fotovoltaico una fonte di reddito.
Questo ha dato una forte spinta al settore del fotovoltaico in Italia, ma troppi si sono improvvisati professionisti, che al solo fine di lucrare, hanno venduto e installato componenti di scarsa qualità (moduli ed inverter) e hanno gestito non in maniera appropriata i servizi di manutenzione. Tali sono i motivi del decadimento repentino degli impianti con conseguenze che sono ricadute specialmente sui proprietari di impianti, i quali si sono ritrovati con produzioni che male hanno ripagato l’investimento per i quali sono stati consigliati.
Valutato il rapido decremento di produzione del parco fotovoltaico nazionale in pochi anni, il GSE ha provveduto ad emanare nel Febbraio 2017 una guida tecnica (DTR – documento tecnico di riferimento), recependo le linee guida precedentemente stabilite dal Decreto Ministeriale 23/06/2016, per poter mettere nelle condizioni di ristabilire le prestazioni a tutti quei produttori insoddisfatti delle performance dei propri impianti.
All’interno del Nuovo DTR si parla di Revamping e Repowering specificando quali sono gli interventi permessi senza la necessità di dover perdere l’incentivo acquisito con il Conto energia.
Vediamo ora cosa si intende per “revamping” e “repowering”:
Con il termine revamping si intende il processo di “ristrutturazione” di un impianto fotovoltaico già esistente per renderlo più efficiente e per riportarlo alle prestazioni iniziali per cui è stato progettato.
Il repowering invece consiste nella sostituzione di macchine e componenti vecchi, obsoleti o inefficienti con componenti più recenti aventi quindi prestazioni energetiche superiori. Per gli impianti fotovoltaici, l’intervento di repowering consiste principalmente nell’introdurre modifiche parziali o totali dei moduli e/o inverter, nonché dei loro collegamenti, in modo tale da incrementarne la potenza nominale.
Quindi in definitiva la sostanziale differenza tra i termini revamping e repowering consiste nel fatto che le modifiche introdotte con il revamping sono effettuate senza incrementare la potenza nominale dell’impianto.
All’interno del DTR non si parla solo di azioni correttive di revamping e dal repowering, ma sono comprese anche tutte la azioni previste dall’ O&M (operation and maintenance) finalizzate a conservare o ripristinare la funzionalità e l’efficienza di un impianto.
Gli interventi di manutenzione ordinaria comprendono tutte quelle attività che non alterano la struttura essenziale di un impianto e sono finalizzate a mantenere le prestazioni energetiche previste in fase di progettazione e di messa in servizio dell’impianto nonché far fronte ad eventi accidentali.
Gli interventi di manutenzione straordinaria includono la sostituzione di un componente con un altro avente caratteristiche diverse. Questi possono comportare, pertanto, un ammodernamento dell’impianto (es. sostituzione di un inverter con un altro più efficiente o avente caratteristiche tecniche superiori). Rientra in questa categoria anche qualsiasi intervento che preveda la modifica dei circuiti elettrici e quindi la redazione di una nuova dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico.
Con riferimento agli interventi di manutenzione (ordinaria e straordinaria) e ammodernamento tecnologico, il Nuovo DTR distingue, inoltre, tra interventi di carattere significativo e non significativo.
Gli interventi di manutenzione e ammodernamento significativi comprendono quelli che comportano la variazione di dati caratteristici rilevanti o di configurazione dell’impianto rispetto a quanto dichiarato in fase di riconoscimento degli incentivi ai sensi del Conto Energia di riferimento (i.e. struttura, layout e caratteristiche tecniche).
Esempi:
- spostamento, anche parziale, dei moduli fotovoltaici;
- sostituzione, rimozione, nuova installazione dei componenti principali (moduli e inverter);
- in specifiche ipotesi, modifica del regime di cessione in rete dell’energia prodotta;
- variazione del codice POD identificativo del punto di connessione dell’impianto alla rete.
Gli interventi di ammodernamento e manutenzione non significativi sono costituiti da quelle attività che non comportano l’alterazione delle caratteristiche e requisiti in base ai quali l’impianto era stato originariamente ammesso alla tariffa incentivante ai sensi del Conto Energia di riferimento.
Esempi:
- spostamento degli inverter e dei componenti elettrici minori;
- la sostituzione, rimozione, nuova installazione dei componenti elettrici minori, qualora l’intervento non determini variazioni del regime di cessione in rete dell’energia prodotta dall’impianto;
- interventi effettuati sulle strutture di sostegno dei moduli o sulle strutture edilizie su cui l’impianto è stato installato che non comportino variazioni dei requisiti in base ai quali l’impianto è stato incentivato.
Tutto ciò apre nuove scenari per quanto riguarda il mondo del fotovoltaico. La maggioranza degli impianti realizzati in Italia contano oggi 7/8 anni di servizio e la loro manutenzione risulta determinante per continuare a garantire una buona performance e la qualità dell’investimento. L’aumento della competizione sui mercati internazionali ha portato le aziende del settore a innovarsi e rinnovarsi, con strumenti tecnologici di controllo e di intervento sempre più completo ed efficiente.
I primi aspetti da cui non si può prescinder sono il monitoraggio e i tempi di intervento. Per capire quanto questi elementi siano cruciali consideriamo il caso di un impianto da 1 MWp, sprovvisto di un servizio O&M, in cui si guasta un trasformatore. Una volta rilevato il problema, occorrono delle settimane per ottenere il pezzo sostitutivo e ripristinare l’impianto. In questo intervallo di tempo si può stimare una perdita di produzione che va da 40.000 kWh in inverno, fino a 200.000 kWh in estate, il che corrisponde, supponendo un incentivo del secondo conto energia, ad una perdita economica di circa 100.000 euro.
C’è ancora molto da fare per migliorare e automatizzare l’integrazione e il flusso di dati tra i vari operatori del sistema gestionale (fornitori di servizi O&M, proprietari, asset manager, subappaltatori e fornitori di apparecchiature), ma i sistemi di monitoraggio e controllo degli impianti fotovoltaici stanno diventando sempre più aperti e connessi e le soluzioni software professionali di asset management stanno gradualmente sostituendo processi manuali e fogli di calcolo Excel. La gestione dei dati è diventata un discriminante sia per i gestori di asset sia per i fornitori O&M. Al fine di ottimizzare e personalizzare la propria offerta molti operatori seri sviluppano e offrono dei sistemi proprietari, sicuri e personalizzabili secondo le esigenze del cliente.